Rocca Armenia
I segni del loro passaggio sono evidenti tra Bruzzano con resti di un castello ROCCA ARMENIA, Brancaleone con le chiese rupestri con pavoni e croce armene incise, Chiese rupestri in grotte artificiali dove sono evidenti delle croci e pavoni incisi di stile armeno. In tutto il territorio allargato tra Bova e Bovalino i toponimi e gli stessi cognomi ricordano la loro presenza. Armeno, Armeni e Trebisonda, sono sicuramente nomi che ricordano provenienza.
Toponimi come “ Discesa dell’armeno” (Bova), Varta e Varet (Casignana). Ed ancora altri nomi che seppur storpiati dal dialetto o dall’italianizzazione ricorderebbero nomi armeni.
Da questi elementi nasce la manifestazione che ha suscitato un certo interesse, vista anche la risposta di pubblico, verso un periodo in cui non erano collocati sul territorio solo i greci, ma anche popoli della Siria, e dell'Armenia, di cultura greco occidentale e di fede cristiana che hanno contribuito alla crescita culturale e sociale del territorio.
La parola è passata al primo relatore Sebastiano Stranges, Ispettore Onorario del Ministero dei Beni Culturali che, oltre agli elementi storici, ha trattato anche quelli relativi alle scoperte archeologiche come quelle relative alla segnalazione di alcune chiese rupestri, con pavoni e croce armene incise. Da una approfondita indagine storica archeologica, secondo l'Ispettore, molti paesi tra il quinto secolo ed il nono secolo, sono di origine armena. Ciò è attestato dai cognomi e dai toponimi, e da altre recenti indagine scientifiche.
Il popolo armeno cristianizzato dagli apostoli Taddeo e Bartolomeo, sin dal II° secolo d.C. , ha subito per le sue idee continui martiri, ma non ha mai ceduto ai ricatti della storia. Il primo martirio è stato ad opera degli iraniani, che volevano imporre la loro religione, mazdeista o zoroastrana.
Gli armeni che avevano avuto l’incontro con la verità di Cristo per l’opera di due tra i discepoli, sin dall’inizio della loro conversione, subirono una pressante opera di dissuasione, da parte dei mazdeisti.
I primi martiri caddero per le loro idee altri fuggirono, e probabilmente ad ondate successive raggiunsero anche le nostre terre.
Il lungo esodo durò quattro secoli.
Successivamente, alla fine dell’ottavo secolo d.C., una nuova ondata anti cristiana si abbattè sugli armeni, ad opera degli stessi iraniani e dei turchi, che islamizzati con nuova forza e convinzione pensarono allo sterminio del popolo armeno.
La nuova diaspora porta in terra Italiana altri profughi, che fondano delle comunità in vari luoghi della provincia di Reggio, a cominciare dalla più nota Bruzzano detta ancora Rocca Armenia, per via del castello incavato nella roccia. Simile a Bruzzano ci sono le vicine Brancaleone e Ferruzzano ed anche qui ancora sono chiari i segni del loro passaggio.
A Staiti altre croci incise su antichi abbeveratoi, a Casignana molte grotte come quella di S. Floro, a San Luca e Natile Vecchio altre grotte di asceti, potrebbero essere state scavate ed utilizzate da armeni fin dalla prima cristianizzazione.
Festa della Santa Croce di Polsi
Festa della Santa Croce di Polsi
La croce di Polsi stessa potrebbe essere guardata ora sotto una nuova luce poiché lo stile ricorderebbe e non poco quelle antiche di Armenia.
La cucina dei contadini calabresi presenta un tipico piatto che tutt’ oggi viene servito sulle mense armene, il “Do fasulia” che altro non è che le nostre taglierine con i fagioli, e dopo cena si gioca a Blot, che nei paesi del litorale ionico, si gioca in molte occasioni, anche se si chiama "briscola orba".
La presenza degli armeni nella terra Italiana ha contribuito allo sviluppo civile e culturale, gli armeni sono stati difensori delle terre Italiana sotto la spinta araba, la storia ricorda la battaglia di Bruzzano tra gli islamici ed i cristiani dove un forte contingente arabo sconfisse le milizie armene che erano giunte in Calabria a seguito di Niceforo Foca, nel IX secolo, per liberare, dalla dominazione araba, Reggio e la Sicilia. La parte conclusiva della relazione ha avuto il merito di evidenziare altri aspetti come quelli relativo al fatto che pur non essendoci fino al momento prove storiche, ci sono quelle archeologiche che confermano la presenza degli Armeni sul territorio reggino, quindi, sarebbe necessario effettuare dei saggi di scavo, in modo da avere altre informazioni sull'argomento.
Di seguito il relatore ha toccato altri interessanti spunti come quelli relativi ad alcuni siti come quelli ubicati nelle località di Brancaleone Superiore e Rocca Armenia, l'attuale Bruzzano, dove vi sono i resti di un castello, dove sono visibili i vari alloggiamenti ed una Chiesa con altare posto ad Oriente.
Infine si è voluto ricordare che ogni anno il 24 aprile decorre il anniversario dell’eccidio di 1.500.000 armeni ad opera dei turchi e che sarebbe opportuno che la Calabria ricordasse con le bandiere a mezz’asta quel terribile episodio della storia dei nostri cugini e fratelli armeni, un popolo civile, cristiano di cultura che ha dato al mondo moderno moltissimo.
La trattazione del prof. Orlando Sculli si è basata sulla scoperta di numerosi siti archeologici sparsi sul territorio della provincia di Reggio Calabria.
Essi sono dislocati nel territorio di Ferruzzano e sono caratterizzati da una croce basata su una forma sferica, cosiddetta giustinianea, tipica del VI sec. d.c. che conferma sia la presenza armena sul territorio, forse dei coloni, sia la destinazione a coltura vinicola del territorio, che lo stesso simbolo riecheggi, per le sue caratteristiche geometriche sia del cerchio che del triangolo, propri gli elementi spirituali di tale popolo in questione già presente nel territorio forse sin dal VII secolo sotto l'impero di Eraclio, e successivamente sviluppatosi nelle zone adiacenti, grazie a diversi connazionali, giunti dal Medio Oriente a causa delle numerose invasioni, realizzò un insediamento numericamente più consistente.
Al seguito dell’esercito di Giustiniano, guidato prima da Belisario, poi da Narsete, vennero in Calabria, probabilmente dal Medio-Oriente bizantino, sotto continua pressione dei persiani, nel corso del VI secolo d.C., ebrei ed armeni, con varie funzioni, da quelle amministrative o agricole, a quelle militari, specie per gli armeni.
Nella vallata di Bruzzano, si stanziarono gli armeni e gli ebrei.
Dei primi abbiamo le testimonianze nella toponomastica, Rocca degli Armeni a Bruzzano e nei manufatti religiosi: chiese grotte a Brancaleone Superiore e a Bruzzano Vecchia.
Se la collocazione del toponimo sulla cartina è esatta, l’insediamento armeno sorgeva più a nord-est rispetto alla Rocca Armenia (l’insediamento di Bruzzano abbandonato a partire dal 1907).
Esso era a ridosso di Santa Domenica, dove sorgeva Bruzzano nel 925, distrutto dagli arabi, guidati da Abu Ahmad Gafar Ibn Ubayd.
Secondo la tradizione orale del territorio, dopo la distruzione di Bruzzano, gli abitanti superstiti si divisero ed alcuni si stanziarono sulla collina dove sorse Ferruzzano, altri sulla Rocca Armenia.
Ma il toponimo “Rocca dell’Armenio” a quale insediamento si riferisce? Probabilmente a quello distrutto dagli arabi nell’862 quando il Wali di Sicilia, Ab-Allah Ibn Al-Abbas, occupò molte rocche bizantine in Sicilia e scatenò la sua furia guerriera in Calabria, distruggendo Qalat- Al Armanin (la Rocca degli Armeni), secondo quanto riferisce Al-Aktir, e che Michele Amari non sa dove collocare nella sua “Storia dei musulmani di Sicilia”.
In seguito la comunità distrutta si ricompose, ma nel 925, come abbiamo accennato venne di nuovo massacrata.
Proprio in questo periodo le dinastie berbere degli emiri di Sicilia, per via della scarsità della popolazione in Africa del Nord, andavano alla ricerca di mercenari nelle terre slave dell’Adriatico settentrionale tra gli schiavoni della Croazia o nella Dalmazia.
Infatti nel 918 molti mercenari schiavoni al soldo degli arabi, sotto la guida di Masud devastarono Reggio e presero la Rocca di Sant’Agata forse nei pressi di Reggio stessa.
In quel periodo la vallata di Bruzzano divenne area di acquartieramento delle truppe arabe e una comunità slava di croati, vi si stabilì, come ricorda il toponimo vicino, alla Rocca degli Armeni, “Schiavuni” o “Rocca Schiavuni”.
Un altro toponimo consimile si ritrova nel comune di Sant’Agata vicino allo stretto di Palecastro.
Un altro tassello quindi si aggiunge al mosaico dei popoli che abitò la vallata di Bruzzano, fino all’arrivo dei normanni nel 1060.
Pertanto è doveroso indagare prima che le tracce di questi popoli siano definitivamente cancellate, esplorando i siti, studiando le superstiti coperte, tessute fino agli anni 50, con schemi tramandati da centinaia di anni, così ricche di simbologie orientali ed infine salvando i vitigni autoctoni, in cui il prestigioso prof. della Statale di Milano, Attilio Scienza, tramite il D.N.A., confida di trovare attinenze con l’Armenia.
L'intervento del relatore è stata supportata da una serie di diapositive che testimoniano il lavoro di ricerca svolto e nel contempo hanno fatto vedere ai presenti i luoghi di tali ricerche quali Rocca degli Armeni, Ferruzzano, San Valentino, località a ridosso della sopra citata Rocca Armena, Bruzzano, dove vi sono una serie di palmenti, croci armene,tracce interessanti di villaggi ed altre testimonianze atte a confermare la presenza di tale popolo anche nella provincia reggina jonica.
La manifestazione si è conclusa con l'autorevole intervento del prof. Domenico Minuto che sottolineato la valenza dell'incontro e nel contempo ha precisato che «abbiamo il dovere di essere prudenti e non farci prendere dalle emozioni.
La Calabre, terra antica Armena / Calabria, ancient Armenian land
altra presenza di croce armena |
Denominazione: Castello di Bruzzano Zeffirio, Castello d’Armenia.
Situato a quota 139.00 mt s.l.m., sulla sommità della "Rocca Armenia", in località Bruzzano Vecchia.
Il Castello, ormai allo stato di rudere, è stato edificato tra il finire del X e gli inizi del XI secolo.
Nel 925 divenne quartier generale dei Saraceni. In seguito fu, feudo di Giovanni De Brayda dal 1270 al 1305, di proprietà del Marchese di Busca dal 1305 al 1328, dei Marchesi Ruffo dal 1328 al 1456, dei Marullo dal 1456 al 1550, dei Danotto dal 1550 al 1563, degli Aragona de Ajerbe dal 1563 al 1597, degli Stayti nel 1597 e dei Carafa di Roccella fino al 1806. Fu danneggiato dal sisma del 1783 e ridotto a rudere dai sismi del 1905 e 1908. Numerosi rimaneggiamenti, aggiunte e stratificazioni sono stati effettuati nei periodi storici che si succedettero dal Medioevo fino ai primi dell’Ottocento.
Nel 925 divenne quartier generale dei Saraceni. In seguito fu, feudo di Giovanni De Brayda dal 1270 al 1305, di proprietà del Marchese di Busca dal 1305 al 1328, dei Marchesi Ruffo dal 1328 al 1456, dei Marullo dal 1456 al 1550, dei Danotto dal 1550 al 1563, degli Aragona de Ajerbe dal 1563 al 1597, degli Stayti nel 1597 e dei Carafa di Roccella fino al 1806. Fu danneggiato dal sisma del 1783 e ridotto a rudere dai sismi del 1905 e 1908. Numerosi rimaneggiamenti, aggiunte e stratificazioni sono stati effettuati nei periodi storici che si succedettero dal Medioevo fino ai primi dell’Ottocento.
Il Castello di Bruzzano, presenta una tipologia architettonica tipica del territorio e dei periodi storici in cui le varie parti furono costruite.
La Rocca Armenia si presenta come un monolite di arenaria locale compatta. Posta a quota 115 mt s.l.m., con una sommità piana, dove sono evidenti i ruderi, a 139 mt s.l.m.. Tale rupe fortificata presenta quindi un dislivello di circa 25 mt rispetto ai ruderi dell’abitato di Bruzzano Vecchia ai piedi della stessa rupe. Su questa rocca, il Castello si articola in numerosi corpi di fabbrica ormai a rudere, raggruppabili in tre principali categorie.
1) Strutture difensive militari
2) Cappella nobiliare del Castello
3) Dimora della famiglia Carafa
Le strutture difensive militari, rappresentano il vero e proprio Castello fortificato costruito alla fine del X sec. Le strutture, presentano una tipologia a pianta quadrangolare con torri quadrate e "sala d’armi". All’interno del Castello, una piazza scoperta con relative cisterne scavate nella roccia per la raccolta delle acque; prigioni, anch’esse scavate nella roccia; mentre all’esterno dei muri perimetrali, si vedono ancora i resti dei contrafforti di recinzione della rocca. Oltre alle strutture in muratura, tale fortificazione presenta degli ambienti funzionali trogloditici e, delle strutture, anch’esse scavate nella roccia.
Della "Sala d’armi", rimangono i muri perimetrali, dove sono evidenti le feritoie atte alle azioni belliche di difesa.
La Cappella Nobiliare è posta addossata al muro est del vero e proprio Castello fortificato. Infatti, sulla parte esterna di un grosso muro, a pochi metri dal torrione sopra descritto, un ambiente rettangolare delimita lo spazio sacro di questa Cappella che dovette essere costruita non più tardi dell’epoca tardo-medioevale in cui furono costruite le strutture che compongono la cosiddetta "Casa del Principe". Tale Cappella, a unica navata e di cui rimangono in elevazione tre delle quattro pareti, presenta un’abside semicilindrico sporgente verso l’esterno, sul fronte a nord. Ai lati dell’abside, sono ricavate nello spessore del muro, due piccole nicchie che dovevano custodire delle icone sacre ai lati dell’abside centrale che custodiva il Santo cui era dedicata tale Cappella. Sia l’abside centrale sia le due nicchie laterali, presentano tracce di affreschi in pittura rossiccia sui resti del poco intonaco rimasto.
Sulla muratura del fronte opposto all’abside, era posta in posizione centrale, la porta d’ingresso della Cappella.
Dei ruderi delle abitazioni, rimangono i muri talvolta interi di quasi tutte le stanze che compongono il complesso abitativo. In tutto si possono contare una ventina di ambienti, quattro dei quali separati dalle altre e, prospicienti alla Cappella prima descritta e quindi, al vero e proprio Castello.
La prima abitazione a cui si accede, nonché quella più grande, rappresenta la vera e propria dimora signorile; consiste in una grande sala affacciata verso nord e verso est, con accorpate altre cinque stanze, tra cui una dal muro curvo. La struttura di questa prima e più grande abitazione, è quella meglio conservata; i muri, arrivano all’altezza del piano d’imposta della copertura, indicando un tetto che doveva essere a padiglione. L’ambiente, era ad un solo piano, a differenza di altri corpi di fabbrica accorpati che erano sviluppati su due piani.
Lo spazio non edificato nella parte sudorientale della rupe è occupata da due pozzi scavati nella roccia e un sistema di vasche contigue attraverso canalette, anch’esse scavate nella roccia. Un altro pozzo rimane all’interno di una delle abitazioni.
BRUZZANO ZEFFIRIO
Anche questa volta ci rechiamo in un importante paese dell’area della Locride, distante da Reggio Calabria circa 70 km. Bruzzano Zeffirio, posto a circa 90 metri sul livello del mare e confinante con i territori di Brancaleone, Staiti, Ferruzano, Bianco, Africo Vecchio e il mare Jonio. Si raggiunge percorrendo la statale 106, dopo aver superato Brancaleone, e subito dopo la fiumara Bruzzano imboccando il bivio per Bruzzano.
(Strada per Bruzzano Zeffirio)
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Si sale verso l’alto percorrendo quella magnifica vallata che abbiamo già percorso quando abbiamo visitato la chiesa di Tridetti. Preciso che non mi occuperò molto, in questo servizio, dei centri nuovi, ma della parte più vecchia che è la parte più suggestiva e meravigliosa per fare conoscere ai giovani e non, la storia e i meravigliosi posti della vecchia Bruzzano e Motticella .
Le teorie sulla fondazione, di questi antichi centri sono tante, però quelle più attendibile è la prima che il nome derivi dagli antichi Bruzi, l’altra che si rifà, alla solita, dei greci che nell’VIII° e VII° sec. a.C., spinti dal vento zeffiro, sbarcarono nell’attuale Capo Bruzzano o Promontorium Brettium o Zephirium Promontorium fondando qui una prima comunità che una volta aumentata si divise in due, una spingendosi lungo la costa, fondò prima “Locri Zeffiria” in località Palazzi di Bianco e dopo , “Locri Epizefiri”, l’altra all’interno dove si sviluppo la vecchia Bruzzano sulla rocca Armenia (Importante punto di avvistamento), luogo che divenne ben fortificato per combattere le invasioni barbariche, ...
Le teorie sulla fondazione, di questi antichi centri sono tante, però quelle più attendibile è la prima che il nome derivi dagli antichi Bruzi, l’altra che si rifà, alla solita, dei greci che nell’VIII° e VII° sec. a.C., spinti dal vento zeffiro, sbarcarono nell’attuale Capo Bruzzano o Promontorium Brettium o Zephirium Promontorium fondando qui una prima comunità che una volta aumentata si divise in due, una spingendosi lungo la costa, fondò prima “Locri Zeffiria” in località Palazzi di Bianco e dopo , “Locri Epizefiri”, l’altra all’interno dove si sviluppo la vecchia Bruzzano sulla rocca Armenia (Importante punto di avvistamento), luogo che divenne ben fortificato per combattere le invasioni barbariche, ...
(Rocca Armenia e castello visto da lontano)
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... essa fu espugnata dai Saraceni, che si stabilirono in quel posto per un lungo periodo. La verità sembra sia che Bruzzano fu l’ultimo rifugio dei Bruzi e che i Locresi sbarcando a Capo Bruzzano nell’VIII sec a. C. colonizzarono questi territori, infatti molti scrittori (storici) la chiamavano Bruzio, Brutiano o Bruciano, Bruzzano.
Continuando a salire si arriva in un bivio da dove se si continua si giunge all’attuale Motticella, mentre girando a destra come indica il cartello si va verso la rocca Armenia, ...
Continuando a salire si arriva in un bivio da dove se si continua si giunge all’attuale Motticella, mentre girando a destra come indica il cartello si va verso la rocca Armenia, ...
A sinistra verso Motticella ...
(Motticella)
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... Rocca Armenia è un posto veramente suggestivo cosi come potete vedere in queste fotografie ...
... e qui in cima alla rocca si trova il castello ...
... e accanto nella parte bassa l’antico borgo di Bruzzano Vetere, con il famoso arco di trionfo dei Carafa eretto in onore di questa nobile famiglia.
Da qui si arriva anche alle acque sorgive sulfuree dell’acqua Munda e ai resti del convento basiliano di S. Fantino, qui i monaci basiliani curavano le ferite con quest’acqua che aveva rinomate proprietà organolettiche. I monaci avevano ricavato nella roccia una vasca, dove gocciola tutt’oggi un’acqua sulfurea.
(Vasca acqua solfurea)
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Grazie ai Fondi POR oggi questa zona si presenta in modo diverso rispetto a tutte quelle che abbiamo visitato, ma andiamo per ordine, prima un pò di storia.
Il paese, fu espugnato dai Saraceni nel 905, comprendeva anche il casale di Motticella (Motta Bruzzano o Motticella) si sviluppò sulla rocca Armenia e nel 1278 era chiamato Bruzzano Vetere, fu feudo di Giovanni Brayda e dopo del Marchese Busca.Fu acquistato dai ruffo nel XIV° secolo e passò nel XV° sec. al Marchese di Crotone antonio Centelles. Alla fine del 400 fu acquistato da Tommaso Marullo e dopo da Federico Stayti D’Aragona che la vendette nel 1592, al marchese di Grotteria Don Pietro De Aragona d’Ayerbe, che la tenne fino al 1597, anno in cui il figlio la cedette di nuovo a Stayti. Successivamente il feudo fu posseduto dai Carafa che lo tennero a lungo, nel 1621 divennero Duchi. Essi mantennero il feudo fino al 1806 data di eversione della feudalità, divenendo Comune nel 1811. Il terremoto del 1783 procurò gravi danni a questo centro del 1908 distrusse il centro che si spostò in un posto vicino. Nel 1863 quando ancora si chiamava solo Bruzzano, assunse il nome di Bruzzano Zeffirio
Il paese, fu espugnato dai Saraceni nel 905, comprendeva anche il casale di Motticella (Motta Bruzzano o Motticella) si sviluppò sulla rocca Armenia e nel 1278 era chiamato Bruzzano Vetere, fu feudo di Giovanni Brayda e dopo del Marchese Busca.Fu acquistato dai ruffo nel XIV° secolo e passò nel XV° sec. al Marchese di Crotone antonio Centelles. Alla fine del 400 fu acquistato da Tommaso Marullo e dopo da Federico Stayti D’Aragona che la vendette nel 1592, al marchese di Grotteria Don Pietro De Aragona d’Ayerbe, che la tenne fino al 1597, anno in cui il figlio la cedette di nuovo a Stayti. Successivamente il feudo fu posseduto dai Carafa che lo tennero a lungo, nel 1621 divennero Duchi. Essi mantennero il feudo fino al 1806 data di eversione della feudalità, divenendo Comune nel 1811. Il terremoto del 1783 procurò gravi danni a questo centro del 1908 distrusse il centro che si spostò in un posto vicino. Nel 1863 quando ancora si chiamava solo Bruzzano, assunse il nome di Bruzzano Zeffirio
BRUZZANO VECCHIO
Di questo centro sono rimasti i ruderi, della vecchia chiesa, delle abitazioni e il Comune ha costruito al centro del paese un piccolo anfiteatro, cosi come si vede nelle foto.
(Ruderi)
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(Rudere Chiesa)
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(Rudere)
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(Anfiteatro)
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(Rudere e stradina di accesso al castello)
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(Ruderi)
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ARCO DI TRIONFO
All’interno del Borgo, un colossale Arco di Trionfo, alto 6 metri, risalente al XVII° sec., costruito in onore del Principe Carafa di Roccella. Ha otto finte colonne e si vedono ancora gli affreschi tra cui degli angeli. E’ ricco di affreschi raffiguranti scene floreali e stemmi con cornici, angeli. L’arco di trionfo è diventato il simbolo storico di Bruzzano.
CASTELLO DI ROCCA D’ARMENIA
Nel punto più alto di rocca Armenia, è posto il castello, ...
... forse è uno dei ruderi meglio conservato, doveva essere enorme e posto su più livelli. Costruito alla fine del X° e inizio dell’XI° sec., l’entrata si presenta ben curata, un vialetto che ci porta sempre più in alto.
La cosa che più rimane impressa in questo posto suggestivo, a parte la roccia che in alcuni punti è modellata dalle mani dell’uomo, ...
... sono i resti dei muri che si fondono con la pietra, ...
... interessanti i pozzi sulle alture per la raccolta delle acque ...
... e la chiesa diroccata in cui ancora si vedono degli esili affreschi.
E nel pavimento i soliti scavi per ritrovare i personaggi sepolti nelle chiese.
Nel 925 divenne quartiere generale dei Saraceni per dopo essere posseduto da vari signori dell’epoca così come abbiamo descritto nella parte storica. Fu danneggiato nel terremoto del 1783 e ridotto a rudere in quelli del 1905 e 1908. Scarsa è la documentazione. Il Castello si trova all’apice della Rocca Armenia che è un monolite di arenaria compatta. Il castello si trova a 25 mt. sopra ai ruderi di Bruzzano vecchio. Tutti i corpi di fabbrica in pratica sono ridotti a ruderi.
I locali più evidenti sono: Strutture difensive militari, mi riferisco ai muri perimetrali dove si vedono le feritoie degli spalti; Cappella nobiliare del castello con ancora evidenti gli affreschi, e un ossario; Dimore della famiglia Carafa; Strutture difensive con torri quadrate e Sala d’armi. All’interno, cisterne scavate nella roccia per la raccolta delle acque, prigioni scavate nella roccia. Vi sono murature di diversa epoca.
GROTTE BASILIANE
Nella parte più bassa della Rocca Armenia vi sono due grotte di origine basiliane, caratteristiche di questi luoghi. Questo territorio è ricco di una cultura Greco-Bizantina, che si affermò grazie all’opera costante dei monaci basiliani. Numerosi sono gli oratori basiliani e le chiese. I monaci basiliani, si insediarono in questo territorio ed erano provenienti dalla Siria, dalla Palestina , dalla Grecia, dopo che gli arabi invasero il regno bizantino. La loro opera era incentrata sulla diffusione della fede, carità e amore verso il prossimo, lavoravano e favorivano l’unificazione delle popolazioni che erano fuggite dalla costa favorendo lo sviluppo dei centri interni.
(Grotte Basiliane)
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CHIESA BASILIANA DELL’ANNUNZIATA
Si trova in contrada Annunziata tra Bruzzano Vecchia e Botticella, ora adibita a casa colonica, l’oratorio è nelle sue vicinanze. E’ nata nello stesso periodo in cui è stato costruito il castello. Entrando si notano ancora nell’intonaco gli affreschi con cinque piccoli disegni in rosone, il colore usato il rosso e il giallognolo. Visto lo stato dei ruderi in questo posto si presume che questo fabbricato si sia meglio conservato perchè usato come casa colonica.
La nuova chiesa fu costruita, al centro del paese nel 1964, all’interno è conservato il tabernacolo dell’antica chiesa di Bruzzano vecchio.e a destra una statua della madonna della catena. Questa viene trasportata ogni anno in occasione della festa al santuario della Madonna della Catena dove c’è l’orignale in alabastro della statua e qui venerata
La nuova chiesa fu costruita, al centro del paese nel 1964, all’interno è conservato il tabernacolo dell’antica chiesa di Bruzzano vecchio.e a destra una statua della madonna della catena. Questa viene trasportata ogni anno in occasione della festa al santuario della Madonna della Catena dove c’è l’orignale in alabastro della statua e qui venerata
SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA CATENA
In questo Santuario è conservata la statua della Madonna della Catena, sembra che questa statua sia stata rinvenuta sulla spiaggia. La madonna, in alabastro, tiene in braccio il suo divino figlio e ha ai piedi avvinto con una catena un piccolo moro.
CHIESA DI S. SALVATORE
Si trova a Motticella, è conservata qui la Statua del Santo patrono di Motticella, statua costruita a Napoli nel 1800.
accesso al castello Rocca Armenia |
Il prof.Orlando Sculli nella sua ricerca sugli antichi palmenti presenti nel territorio di Ferruzzano ha scoperto che sulla roccia di due palmenti è impressa la croce cosiddetta giustinianea.Il disegno è costituito dalla croce potenziata poggiante su una sfera o un cerchio tipica del VI sec. d.c. che firma la destinazione a coltura vinicola del territorio durante l'impero di Giustiniano. Ci permettiamo di pensare che ad attendere a questa attività agricola possano essere stati coloni provenienti dall'Armenia, già da allora specialisti nella coltivazione della vite, e che la croce giustinianea possa invece essere un simbolo più specificatamente armeno in quanto, sia il cerchio che il triangolo equilatero, sono segni specifici della spiritualità armena. Tutto ciò può far pensare ad un nucleo armeno già presente nel territorio che, nel VII sec. sotto l'impero di Eraclio, accresciuto da altri emigrati, forse provenienti dal Medio Oriente a causa dellíarrivo degli arabi in quelle zone, ha dato origine ad un insediamento stabile. | |
Approfondendo l'indagine troviamo, sempre con più facilità, nella vallata di Bruzzano, tracce ed espressioni di cultura spirituale e materiale armena. Primo fra tutti lo sperone di arenaria al centro della valle, da sempre chiamato Armenia o, in gergo dialettale, Armegna.Su una parete inclinata dello sperone, ci ricorda il prof. Piero Celona, era impressa un'incisione rupestre, oggi scomparsa, dove si leggeva in greco antico: Ricca Armenia, dalla parte di levante, ricca di gran tesori. | |
Alla base di questo sperone esiste una grotta scavata nell'arenaria che porta impressi i segni degli stipiti ai lati dellíingresso, ricavato a nord-est su una delle due pareti in verticale. Sempre all'esterno della grotta è possibile vedere i resti di gocciolatoi, un riquadro - forse destinato a contenere una icona - sedili e buche dove erano appoggiati dei pali.L'interno invece è disadorno e affumicato (forse per l'uso prolungato delle candele) con la volta a botte ed il pavimento ricoperto di terriccio e di sterco di mucca. Sulla parete occidentale è stata ricavata una piccola grotta con giaciglio e mensolette, servita forse da abitazione a qualche eremita. | |
Sul lato sud della rocca si legge la presenza di una chiesetta d'ispirazione bizantina sulla cui parete ovest resistono tracce di affreschi della stessa cultura. Ovunque risultano, ricavate dall'arenaria, cisterne per la raccolta dellíacqua.Nella parte più occidentale, a ridosso di un precipizio, è presente un altare sacrificale, di epoca antecedente la cristianizzazione, alla cui base due muri semidiroccati delimitano l'ingresso ad un cunicolo; forse una via di fuga in caso di pericolo. | |
Si ipotizza che la Rocca degli Armeni sia stato un centro importante e prosperoso nel corso dellíVIII e della prima metà del IX sec. fino a quando nellí827 gli arabi non iniziarono la conquista della Sicilia e tutta la Calabria, specialmente quella meridionale, cominciò a subire continui assalti dagli eserciti saraceni.Proprio in una di queste scorrerie, nellí862, il Wali di Sicilia Abd-allah-Ibn-Al Abbas dilagò con i suoi eserciti anche in Calabria ed occupò molte roccaforti bizantine. Tra queste conquistò e distrusse la rocca degli Armeni, indicata nella cronaca araba di Al-Aktir con il nome di Qalat-Al-Armain. L'insediamento venne abbandonato e gli abitanti superstiti si rifugiarono all'interno in aree più difendibili. Alla fine dellí800 gli eserciti imperiali cacciarono gli arabi dalla Calabria meridionale assieme ai croati e agli sloveni, loro mercenari, che si erano costituiti in piccole colonie. I superstiti della Rocca Armena rifondarono un nuovo insediamento, a circa un km. a nord-ovest della rocca in località S. Ciriaca (più conosciuta oggi come S.Domenica). Le scorrerie arabe non erano ancora finite e il borgo fu di nuovo assalito e distrutto. Facilmente gli abitanti si dispersero formando coesioni diverse se, passato il pericolo, tornarono e rioccuparono alcuni, il sito precedentemente abbandonato - Bruzzano - altri nuove località più collinari come Precacore o Samo, San Salvatore, Motticella, Ferruzzano e Staiti. | |
I segni della presenza armena nella zona di Ferruzzano sono rimasti ancora leggibili e, grazie anche alle ricerche del prof. Enzo Spanò, sono stati documentati in vari palmenti e nei resti di una chiesetta, nota come Santa Maria degli Armeni.Posta a circa 400 mt. di quota - in una zona che sovrasta la valle si presenta come un tempietto di foggia siriaco-armena a forma pagodeggiante, simile ad altri templi che si trovano nella penisola anatolica. | |
In contrada S.Pietro invece, troviamo un palmento che porta impressa una bellissima croce armena trilobata poggiante su un triangolo equilatero. Dal centro della base del triangolo si diparte una freccia che si sviluppa verso il basso per circa 10 cm. | |
Spostandoci nella parte opposta della collina di Ferruzzano-nel cuore del borgo abbandonato di Brancaleone Superiore- abbiamo una chiesa rupestre armena scavata nel conglomerato naturale, a forma circolare con al centro una colonna anch'essa ricavata dalla roccia.Fino al 1940 era dotata da tracce di affreschi, perduti quando la chiesetta venne usata dalla gente del luogo, in un primo momento come prigione e successivamente come rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale. Conosciuta appunto come una prigione, tale è rimasta fino a circa dieci anni fa quando líispettore onorario Sebastiano Stranges capì di essere di fronte ad una chiesa rupestre armena riconoscendo, ricavato nella roccia, un piccolo altare orientato. Impreziosito da una croce e da un pavone graffito prostrato in segno di adorazione, tipico della cultura e della simbologia persiana ed armena. | |
In una località di Staiti, un altro borgo sulle colline che fanno da corona alla Rocca degli Armeni, l'ing. Felice Medici ci ha segnalato un antico mulino ad acqua accanto alla cui opera di presa c'è una vasca per uso irriguo, posta accanto ad un grande masso dove è scolpita una bella croce armena. | |
LA PRESENZA ARMENA NELLA CALABRIA MERIDIONALE TESTIMONIANZE MATERIALI, CULTURALI E STORICO-ARTISTICHE NELL'AREA GRECANICARapresento una nuova associazione culturale che si chiama Mesogaia, una parola che nell'antico dialetto locrese significa Territorio, e che ha sede a Gerace: una cittadina di notevole interesse storico posta sulle colline di Locri Epizephiri, la città che ha fatto la storia della nostra Magna Grecia. Líintento e l'impegno di Mesogaia - i cui membri fondatori, a cominciare dal suo presidente, il prof. Domenico Raso, hanno speso la loro vita nello studio del territorio calabrese - è quello di far conoscere, attraverso la pubblicazione di studi e ricerche, la ricchezza storica della regione, in modo che i suoi beni artistici e culturali - benchè minori - possano essere salvaguardati da interventi talora politicamente sconsiderati. | |
La conoscenza del territorio e l'impegno di ricercatore ha spinto un altro stimato componente di questa associazione, il prof. Orlando Sculli, a ritrovare e far emergere - con un lungo lavoro anche manuale, tra le difficoltà di campagne abbandonate - oltre 500 antichi palmenti. Lo studio, la mappatura ed il censimento di alcuni tra questi palmenti - ben 152 - sono oggi contenuti in un libro edito da Palazzo Spinelli, líIstituto per l'Arte ed il Restauro di Firenze, notoriamente sensibile al sostegno di ogni attività che protegga il patrimonio artistico, culturale e ambientale. Da questa ricerca sono scaturite notizie di piccoli ma importanti ritrovamenti che documentano la presenza armena nel nostro territorio, in particolare nella vallata di Bruzzano. La cultura armena, come sapete, è ben attestata in Italia ma per quanto riguarda la Calabria meridionale invece, essa, seppure visibile, è poco conosciuta e non adeguatamente documentata. | |
Nel territorio della vallata di Bruzzano alcune tracce di provenienza armena sono riuscite comunque a resistere nel tempo nonostante l'incuria, le guerre e soprattutto i terremoti. Buona parte dei luoghi che sono stati frequentati nei tempi antichi sono oggi abbandonati ed in fase di distruzione. Ciò nonostante, con tenacia e lavoro, alcuni dei nostri studiosi ricercatori sono riusciti ad individuare e rendere visibili alcuni siti e le loro testimonianze.La Calabria, per il destino che ha avuto di essere stata sempre terra di passaggio verso e dalla Sicilia, notoriamente più ricca e strategicamente più interessante, ha subìto nel suo passato storico parecchie invasioni e molte diaspore, identificata spesso come mera terra di approvvigionamento. È in questa funzione che, probabilmente, l'imperatore Giustiniano considerò la Calabria - ed in particolare líarea della nostra indagine - quando nel VI sec. d.c. iniziò la sua riforma amministrativa dell'impero. Giustiniano stabilì che gli Ebrei e gli Armeni fossero destinati in Calabria al fine di organizzare gli approvvigionamenti alimentari dellíesercito. | |
Il radicamento di questi due popoli nel nostro territorio è attestato oggi dall'onomastica (Armeni o Armena o Armeno sono cognomi diffusi nella zona), e soprattutto dalla toponomastica.In particolare intendiamo riferirci a due località: Juderia e Rocca degli Armeni o Rocca Armenia. La prima sorgeva non distante dalle colline marniche costiere più adatte alla coltivazione del grano, la seconda più allíinterno, nellíarea collinare, dove il terreno sciolto o a medio impasto era più adatto alla coltivazione della vite. Mentre la presenza ebrea è attestata quasi sempre sulla costa, quella armena, nel nostro caso, nellíarea collinare e premontana di Brancaleone Superiore, Ferruzzano, Bruzzano e Staiti | |
MAPEMAPS
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