Sezione: Chiese
La chiesa di Santa Maria degli Armeni, le cui notizie si trovano nelle pergamene conservate nell'archivio dell'Abbazia di Montevergine (Avellino), era già esistente il 2 febbraio 1196; a tale data, infatti, si riferisce una compravendita, tra privati, di una vigna situata appunto vicino alla suddetta Chiesa ("iuxsta Sanctam Mariam de Armeniis").
La chiesa di Santa Maria degli Armeni, le cui notizie si trovano nelle pergamene conservate nell'archivio dell'Abbazia di Montevergine (Avellino), era già esistente il 2 febbraio 1196; a tale data, infatti, si riferisce una compravendita, tra privati, di una vigna situata appunto vicino alla suddetta Chiesa ("iuxsta Sanctam Mariam de Armeniis").
Direttamente a questa Chiesa si riferisce
poi una permuta di terra dell'ottobre del 1202, effettuatasi tra Ruggiero
Carafica, per comando di Giacomo, conte di Tricarico, e la Chiesa stessa. "In
questo strumento e in uno successivo del 1203 - dice il Borraro in
"Studi Lucani"- si leggono interessanti notizie che la Chiesa è costruita e dotata
da Giacomo, conte di Tricarico (il quale se ne occupa personalmente, adoperando
i suoi particolari procuratori e che, in seguito, pensò di affidarla a chi
avrebbe mantenuta in essa il dovuto culto). "Se bisogna dar credito a una
Bolla di Innocenzo III risalente al 1209 - continua il Borraro - la Chiesa in tale anno è passata a Montevergine con tutti i suoi
beni.
Che Santa Maria degli Armeni
avesse un unico altare, così come si desume oggi, e che già “minacciasse
giornalmente ruina”, lo si riscontra nei documenti della visita al
monastero, forse annesso alla Chiesa, e alla Chiesa stessa, da parte
dell'Abate benedettino Perugino, visita effettuata il 18 ottobre 1594.
Il monastero, poi, venne ridotto ad
una semplice “grancia” e passò alle dipendenze di S. Agata di Puglia, e dal
novembre 1660 in
poi (anno in cui, come risulta dai registri di S. Agata stessa, si diede
ordine al fittuario della grancia
di riportare alcune riparazioni alla Chiesa) perdette man mano d'importanza,
finchè non venne soppresso nel 1807. Da questa data in poi non si hanno più notizie.
L'unica testimonianza delle presenza della Chiesa nel sec. XIX è un basamento
in pietra datato 1893 con un foro centrale nella parte superiore, in cui
certamente veniva inserita una croce, a ricordo di qualche probabile
grande avvenimento, di cui non è rimasta traccia.
Le notizie risalenti all'inizio del
nostro secolo sono state raccolte attraverso i racconti delle persone più
anziane del paese e i brevi cenni trovati nel libro di Padre Emilio Giugno:
"Forenza: usi - costumi - leggende". Abbiamo, così, appreso che
la campanella, sovrastante la facciata
anteriore, è stata prelevata dall'arciprete: don Michele Basile e portata al
cimitero.
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