S. Biagio della Pagnotta o degli Armeni
Sezione: Chiese
S. Biagio degli Armeni (S. Biagio della Pagnotta)- Ponte- via Giulia
Costruita anteriormente al X secolo, fu dedicata al vescovo di Sebaste in Armenia, martire intorno al 316, il cui culto è inserito nella liturgia romana come santo protettore delle malattie della gola. Restaurata nel 1072, nel 1730 fu completamente ricostruita da Giovanni Antonio Perfetti che le diede le forme attuali. La facciata, ad un solo ordine, presenta il portale d'ingresso con ai lati quattro pilastri. Sopra il portale si trova una cornice decorata con un affresco raffigurante San Biagio. L'interno, rinnovato da Filippo Navone nel 1832, è a una sola navata: di rilievo un affresco di Angeli in atto di adorare il Sacramento di Pietro da Cortona, ed una Immagine della Madonna delle grazie. Nella chiesa sono custoditi diversi reliquiari, tra i quali il più venerato è quello che contiene un frammento della gola del santo; è, inoltre, custodita un’iscrizione latina del 1072 che ricorda l'anno della ricostruzione della chiesa.
La chiesa è chiamata anche San Biagio della Pagnotta, dall'usanza in vigore dal XVI secolo di distribuire ai fedeli, nel giorno della festa del santo titolare (San Biagio è festeggiato il 3 Febbraio dalla chiesa cattolica ed il 6 febbraio dalle chiese orientali.), piccole pagnotte benedette, efficaci, secondo la tradizione, contro tante specie di mali. E' chiesa nazionale degli Armeni.
San Biagio, o San Biagio di Sebaste (III secolo – Sebaste, 316), è stato un vescovo e santo armeno.
Vissuto tra il III e il IV secolo a Sebaste in Armenia (Asia Minore) è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa.
Era medico e venne nominato vescovo della sua città. A causa della sua fede venne imprigionato dai Romani, durante il processo rifiutò di rinnegare la fede cristiana; per punizione fu straziato con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana. Morì decapitato.
San Biagio muore martire tre anni dopo la concessione della libertà di culto nell'Impero Romano (313). Una motivazione plausibile sul suo martirio può essere trovata nel dissidio tra Costantino I e Licinio, i due imperatori-cognati (314), che portò a persecuzioni locali, con distruzione di chiese, condanne ai lavori forzati per i cristiani e condanne a morte per i vescovi.
Sezione: Chiese
S. Biagio degli Armeni (S. Biagio della Pagnotta)- Ponte- via Giulia
Costruita anteriormente al X secolo, fu dedicata al vescovo di Sebaste in Armenia, martire intorno al 316, il cui culto è inserito nella liturgia romana come santo protettore delle malattie della gola. Restaurata nel 1072, nel 1730 fu completamente ricostruita da Giovanni Antonio Perfetti che le diede le forme attuali. La facciata, ad un solo ordine, presenta il portale d'ingresso con ai lati quattro pilastri. Sopra il portale si trova una cornice decorata con un affresco raffigurante San Biagio. L'interno, rinnovato da Filippo Navone nel 1832, è a una sola navata: di rilievo un affresco di Angeli in atto di adorare il Sacramento di Pietro da Cortona, ed una Immagine della Madonna delle grazie. Nella chiesa sono custoditi diversi reliquiari, tra i quali il più venerato è quello che contiene un frammento della gola del santo; è, inoltre, custodita un’iscrizione latina del 1072 che ricorda l'anno della ricostruzione della chiesa.
La chiesa è chiamata anche San Biagio della Pagnotta, dall'usanza in vigore dal XVI secolo di distribuire ai fedeli, nel giorno della festa del santo titolare (San Biagio è festeggiato il 3 Febbraio dalla chiesa cattolica ed il 6 febbraio dalle chiese orientali.), piccole pagnotte benedette, efficaci, secondo la tradizione, contro tante specie di mali. E' chiesa nazionale degli Armeni.
San Biagio, o San Biagio di Sebaste (III secolo – Sebaste, 316), è stato un vescovo e santo armeno.
Vissuto tra il III e il IV secolo a Sebaste in Armenia (Asia Minore) è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa.
Era medico e venne nominato vescovo della sua città. A causa della sua fede venne imprigionato dai Romani, durante il processo rifiutò di rinnegare la fede cristiana; per punizione fu straziato con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana. Morì decapitato.
San Biagio muore martire tre anni dopo la concessione della libertà di culto nell'Impero Romano (313). Una motivazione plausibile sul suo martirio può essere trovata nel dissidio tra Costantino I e Licinio, i due imperatori-cognati (314), che portò a persecuzioni locali, con distruzione di chiese, condanne ai lavori forzati per i cristiani e condanne a morte per i vescovi.
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