martedì 23 settembre 2014

Armeni: il popolo unito dalla Bibbia & Il Comitato per la Foresta dei Giusti-Gariwo onlus

 Se si chiede ad un armeno se è cristiano, ci si sente rispondere: "E' naturale, sono Armeno!". Nel 2014 ricorre in Armenia il 1713° anno della fondazione del Cristianesimo quale religione di Stato. Per un armeno essere cristiano va oltre il concetto religioso, è una seconda pelle, come dichiaravano i martiri che la Chiesa Armena ha avuto per secoli. Chiesa armena apostolica, precalcedoniana, gregoriana, autocefala, ortodossa.Apostolica perché fondata dagli apostoli Taddeo e Bartolomeo. Precalcedoniana perché, non avendo potuto partecipare al Concilio di Calcedonia del 451 che sancì le divisioni fra le chiese sulla questione della natura di Cristo, in quanto impegnati nella guerra contro i persiani mazdeisti, è rimasta ferma all'idea che esista una sola chiesa di Cristo. Gregoriana perché fu San Gregorio l'Illuminatore che nel III secolo convertì il re Tiridate, e con lui tutto il popolo. Autocefala perché governata autonomamente da un Vescovo, il Katholikos. Ortodossaperché retta e vera, fedele ai principi dettati da Cristo.
Per 1700 anni gli Armeni non sono stati fratelli separati, eretici, scismatici, ma "fratelli dimenticati" sino a quando, dopo l'incontro fra il Katholikos Karekin I ed il Papa Giovanni Paolo II, quest'ultimo ebbe a dire: "La conversione dell'Armenia, tradizionalmente collocata nell'anno 301, dette ai vostri antenati la coscienza di essere il primo popolo ufficialmente cristiano, prima che il cristianesimo fosse riconosciuto come propria religione dall'impero romano... Con il Battesimo della Comunità Armena ... nasce un'identità nuova del popolo che diverrà parte costitutiva e inseparabile dello stesso essere Armeno ("Osservatore Romano", 18 febbraio 2001).
La fondazione del cristianesimo fu un accadimento che sconvolse il mondo armeno, una vera rivoluzione sociale: ai Nakharar, i governatori dell'Armenia, arbitri della vita e della morte dei propri sudditi, il popolo, intonando salmi nelle piazze, strappò il potere assoluto e i potenti compresero il significato del cambiamento, diventando i più convinti sostenitori del cristianesimo. E il cristianesimo, da religione, si trasformò incultura. L'alfabeto armeno, di 36 lettere, fu inventato da Mesrob Mashtoz per tradurre la Bibbia, declamata in armeno, ma scritta in siriaco, quindi utilizzato per testi scientifici, filosofici, pedagogici. I manoscritti tradotti in armeno, alle volte introvabili in altre lingue, sono conservati a Yerevan, la capitale dell'Armenia, nel Matenadaran, il museo del libro, sacro agli Armeni. Così scrive lo storico Adontz: "La Bibbia armena inaugurò l'inizio di una nuova era durante la quale il Popolo Armeno, imparando l'uso della penna, prese posto nel mondo civilizzato".
 Il Cristianesimo divenne strumento politico del popolo quando, dopo la disfatta nella battaglia di Avarayr del 451 (coincidente con il Concilio di Calcedonia) contro i Persiani Mazdeisti che li volevano convertire, le vedove armene dei combattenti riuscirono, attraverso una guerriglia portata avanti per anni, a strappare allo Shah di Persia i primi diritti umani e civili:
"Nessuno sarà giudicato in base alla propria condizione sociale; ognuno sarà giudicato per i propri atti; nessun provvedimento potrà essere preso per sentito dire, ma solo per diretta conoscenza di causa; nessuno sarà costretto ad abiurare alla propria fede."
Ai nostri giorni quando il governo islamico prese il potere in Iran, si cercò di restringere i diritti della diaspora armena persiana (250mila persone, numerose scuole, chiese, istituzioni, alcuni rappresentanti in Parlamento), il Vescovo armeno Manoukian si recò da Khomeini appellandosi al trattato di Avarayr ed ottenne soddisfazione.
Dopo le invasioni, le persecuzioni e le deportazioni degli arabi, dei bizantini, dei mongoli, dei selgiuchidi, dei persiani, dei turchi, non vi furono più Stati Armeni, fatta eccezione per il regno di Ani (IX - XI secolo) e il regno di Cilicia (XI - XIV secolo). La statualità fu conservata dalla Chiesa armena con i suoi conventi fortificati che erano centri sociali, università, rifugi. All'inizio del XX secolo con il genocidio del popolo armeno residente da sempre in Anatolia, attuato dal governo dei Giovani Turchi nel 1915, dall'Armenia storica scomparvero migliaia di chiese, conventi, scuole, istituzioni armene. Furono sterminate un milione e mezzo di persone e tutto il clero.
L'Armenia orientale attuale, è circa un quinto del territorio storicamente abitato dagli armeni: ex provincia (Oblast) zarista, ex Repubblica dell'Ararat indipendente, ex Repubblica Sovietica, dal 1991 è una Repubblica indipendente che fa parte della CSI.
L'Armenia oggi, dopo il devastante terremoto del 7 dicembre 1988, il blocco energetico, le conseguenze della guerra con l'Azerbaigian per il territorio conteso del Nagorno Karabagh, la chiusura dei confini con la Turchia, tuttora invalicabili, l'instabilità della confinante Georgia, la fine del sistema economico sovietico integrato, sta riprendendosi. Sono visibili alcuni segni di ripresa: la mendicità, inesistente in epoca sovietica, aumentata durante gli anni novanta, è in netto calo; la fuga degli intellettuali, degli scienziati e dei professionisti (si calcola che su 3.800.000 abitanti circa un milione abbia scelto l'espatrio) sembra arrestarsi. L'Armenia oggi è un luogo di interesse strategico ed economico importante, al punto che, anche l'Italia, ha aperto la sede dell'Ambasciata Italiana a Yerevan.

 Pietro Kuciukian      







Comitato per la Foresta dei Giusti-Gariwo onlus



    

    



Chi sono i GIUSTI?

Il termine Giusto è tratto dal passo della Bibbia che afferma "chi salva una vita salva il mondo intero" ed è stato applicato per la prima volta in Israele in riferimento a coloro che hanno salvato gli ebrei durante la persecuzione nazista in Europa. Il concetto di Giusto è stato ripreso per ricordare i tentativi di fermare lo sterminio del popolo armeno in Turchia nel 1915 e per estensione a tutti coloro che nel mondo hanno cercato o cercano di impedire il crimine di genocidio, di difendere i diritti dell'uomo - in primo luogo la dignità umana - nelle situazioni estreme, o che si battono per salvaguardare la verità e la memoria contro i ricorrenti tentativi di negare la realtà delle persecuzioni.

La nascita di Gariwo

Il Comitato per la Foresta dei Giusti-Gariwo onlus ha iniziato a operare a Milano nel 1999 e si è costituito ufficialmente nel 2001. Nel 2009 è diventato onlus
È presieduto da Gabriele Nissim, storico e autore di libri sull'argomento (Ebrei Invisibili, L'uomo che fermò Hitler, Il Tribunale del Bene, Una bambina contro Stalin, La bontà insensata) fondatore insieme a Pietro Kuciukian, presidente del Comitato Internazionale dei Giusti per gli Armeni, membro dell'Unione degli Armeni d'Italia, autore di libri sul genocidio armeno e suiGiusti per gli Armeni (Le terre di Nairi, Dispersi, Voci nel deserto), console onorario d'Armenia in Italia, a Ulianova Radice e Anna Maria Samuelli.

A Sarajevo è stata fondata Gariwosa, la sezione di Gariwo per la Bosnia-Erzegovina (Gardens of the Righteous Worldwide Sarajevo), presieduta da Svetlana Broz, autrice del libro I Giusti nel tempo del male.

L'intento di Gariwo, la foresta dei Giusti,  è di accrescere e approfondire la conoscenza e l'interesse sui Giusti.
La sua attività è sostenuta da un Comitato scientifico internazionale composto da eminenti personalità.
In particolare promuove:
- la costituzione di luoghi della memoria (piccole "foreste" in diverse parti del mondo teatro di genocidi, stermini di massa, crimini contro l'umanità avvenuti nel XX secolo) in cui siano piantati degli alberi simbolicamente riferiti ai Giusti, sull'esempio del Giardino dei Giusti di Yad Vashema Gerusalemme;
-l'istituzione di premi da assegnare a chi si sia distinto sul tema dei giusti (con un'azione specifica o con una presa di posizione di salvaguardia della memoria);
- la riflessione sull'esperienza del Giusto di fronte ai genocidi del '900 sia a livello storico che filosofico e giuridico, attraverso varie attività culturali: convegni con i maggiori studiosi a livello internazionale, dibattiti, presentazione di libri, saggi, ricerche, documentari, divulgazione nelle scuole, pubblicazione di materiali;
- coinvolgimento delle istituzioni locali, nazionali e internazionali;
- sviluppo di un sito internet con raccolta di documentazione, interventi e collegamenti con altri siti.

Attività

Il 10 maggio 2012 il Parlamento Europeo ha approvato con 388 firme la proposta di Gariwo di istituire il 6 marzo una Giornata europea dedicata ai Giusti per tutti i genocidi.
Nel 2003, dopo l'istituzione di un Giardino dei Giusti in alcuni luoghi-simbolo, come Yerevan, in Armenia, e la proposta per Sarajevo, Gariwo ha coinvolto il Comune di Milano nella creazione di un Giardino dei Giusti che ricordasse coloro che si sono opposti ai genocidi in ogni parte della terra e che ancora oggi si oppongono ai crimini contro l'umanità ovunque siano perpetrati. E' nato così, il 24 gennaio, il primo Giardino dei Giusti di tutto il mondo al Monte Stella e nel novembre 2008 si è costituita l'associazione per la gestione del giardino, composta daGariwo insieme al Comune di Milano e all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Nel frattempo sono sorti giardini e altri spazi dedicati ai Giusti in ogni parte d'Italia, come a Genova, Palermo, Padova, Torino, Linguaglossa, Levico Terme.
Nel dicembre 2000 abbiamo organizzato a Padova, in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura e all'Università, il primo convegno internazionale sul tema dei Giusti, dal titolo Si può sempre dire un sì o un no. I Giusti contro i genocidi degli Armeni e degli Ebrei, che ha confrontato le vicende legate allo stermino del popolo armeno in Turchia nel 1915-16, con l'unica elaborazione finora sviluppata sull'argomento, quella della Commissione dei Giusti di Yad Vashem, legata alla Shoah.
Nel dicembre 2003 Gariwo ha organizzato a Milano il convegno internazionale I Giusti nel Gulag. Il valore della resistenza morale al totalitarismo sovietico, con una sezione interamente dedicata alle vittime italiane, che ha visto la partecipazione dei maggiori esponenti del dissensodi quegli anni in URSS e dei protagonisti del dibattito in Italia. A tale convegno è seguita la dedica di un albero del Giardino dei Giusti di tutto il mondo ad Andrej Sacharov e, nel novembre 2005, l'intitolazione del Parco Valsesia alle vittime italiane dello stalinismo. Nel giugno 2008 una delegazione del Comitato, con a capo Gabriele Nissim, si è recata a S. Pietroburgo, nelCimitero Memoriale di Levashovo, che ricorda le vittime delle persecuzioni sovietiche, per inaugurare una stele dedicata agli italiani, alla presenza delle massime autorità dei due Paesi.


Nel corso degli anni sono stati organizzati dibattiti, presentazioni di libri e seminari con gli studenti, come il ciclo di incontri alla Casa Armena di Milano con alcune figure esemplari sulla loro esperienza di resistenza morale: il console Antonio Costa in Rwanda, il professore Jurij Malcev nel GULag, l'editore Ragip Zarakoglu in Turchia, l'avvocato Mehrangiz Kar in Iran.
Alla Casa della Cultura è stato presentato, tra gli altri, il libro di Pietro Kuciukian Voci nel deserto e chiamato Khaled Fouad Allam a parlare dei rapporti tra Islam e Occidente. All'Università Bicocca di Milano è intervenuta Svetlana Broz da Sarajevo sulla sua battaglia per la memoria e la riconciliazione in Bosnia, mentre ogni anno per il Giorno della Memoria, nella settimana del 27 gennaio Gariwo chiama le scuole milanesi e dell'hinterland a un incontro con protagonisti, testimoni, ricercatori, artisti.
La Onlus ha collaborato alla sceneggiatura e alla produzione dello spettacolo teatrale Il Memorioso, presentato nelle scuole e nei teatri, a iniziare dal Franco Parenti di Milano.
Inoltre, in tutta Italia organizza le presentazioni dei libri di Gabriele Nissim che ruotano intorno al tema dei Giusti, per i quali il Presidente di Gariwo è stato ricevuto a Roma dal Presidente della Repubblica e alla Camera dei Deputati, e a Strasburgo dal Parlamento Europeo.

Il sito
È lo strumento principale di Gariwo per diffondere il tema dei Giusti e le figure esemplari spesso rimaste sconosciute. Si propone come punto di riferimento sulle problematiche legate alla resistenza morale, raccogliendo e segnalando articoli, appuntamenti, produzioni di ogni parte del mondo.
Sul sito si trovano tutti i riferimenti alle attività di Gariwo, insieme al nostro materiale documentario, biografie, relazioni, mostre, recensioni di libri e film, video, link, percorsi didattici, riflessioni e approfondimenti.

I Giardini virtuali per i Giusti d'Europa di Wefor
Con il progetto Wefor (Web European Forest of the Righteous)  finanziato dalla Comunità Europea abbiamo creato i Giardini virtuali dei Giusti d'Europa, interattivi e inseriti nel sito come sezione didattica a questo link  www.gariwo.net/wefor.
 

GARIWO, LA FORESTA DEI GIUSTI

una onlus al servizio della memoria




 Sede via G. Boccaccio, 47 - 20123 Milano
tel. 02 36707648
fax 02 36513811
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 Comitato Internazionale I "Giusti" per gli Armeni
Presidente: Pietro Kuciukian
Corso Cristoforo Colombo, 5 - 20144 Milano
e-mail: pietro.kuciukian@libero.it | sito web: www.gariwo.net

FIGURE METZ YEGHERN

PIETRO KUCIUKIAN
1940

Si batte contro il negazionismo e per onorare i Giusti del genocidio armeno


Pietro Kuciukian
Pietro Kuciukian, medico chirurgo, è nato ad Arco (Trento) il 18 gennaio del 1940. Vive e lavora a Milano. Ha appreso la lingua armena al collegio dei Padri Mechitaristi di Venezia, dove ha compiuto i suoi studi, come il padre prima di lui. Nel 1964 si è laureato in Medicina e Chirurgia all’università di Padova. Attualmente pratica la libera professione a Milano.
Il padre Ignadios fu mandato in Italia dal nonno Andon, da Istanbul, nel 1915, dodicenne, per salvarlo dal genocidio degli armeni perpetrato dal governo dei Giovani Turchi. I bisnonni provenivano da Sebastia, l’odierna Sivas. Dopo il collegio di Venezia, Ignadios si laureò in medicina a Torino, si specializzò a  Parigi e  infine  ebbe il suo primo lavoro come medico tisiologo e radiologo ad Arco di Trento, dove ha trascorso tutta la sua vita.
Ignadios non aveva mai risposto alle domande dei figli sulla sua infanzia a Costantinopoli dove aveva frequentato il Collegio S. Giuseppe e appreso la lingua francese, mai dimenticata. Solo negli ultimi anni, dietro le pressanti richieste della famiglia aveva cominciato a scrivere alcune pagine delle sue memorie dell’infanzia in terra turca.
Per Pietro Kuciukian la riscoperta delle  radici è  iniziata dopo la morte del padre, nel 1983. La lettura delle pagine del diario, brevi ma intense, lo hanno spinto a diventare viandante nella terra degli avi, a completare una storia lasciata nel diario paterno alle sue battute iniziali. Un racconto in particolare lo aveva colpito: il nonno Andon nel 1896 si era salvato con la famiglia dai pogrom scatenati dal sultano Abdul Hamid II che avevano causato il massacro di 300.000 armeni. Tutta la famiglia si era rifugiata in cantina per una settimana, mentre sulla porta della casa stava di guardia un amico turco che gridava alla folla inferocita che aveva abbattuto a bastonate più di seimila armeni: “Qui non ci sono armeni. Non ce ne sono!”    
Un altro fatto ha contribuito a spingere Kuciukian, ormai immerso nello studio  del genocidio, verso la ricerca del bene: l’incontro con lo storico Raymond Kevorkian: “Se ti immergi  troppo nell’orrore, finisci per impazzire”.
Ma il fatto decisivo che fece di Kuciukian un ricercatore di giusti e salvatori, più che di vittime e carnefici, accadde ne 1995. Si era recato in Armenia assieme a Mischa Wegner, figlio di Armin Wegner, un “giusto” per gli armeni che nel 1915, a rischio della vita, aveva fotografato i deportati armeni, denunciando al mondo intero i crimini cui aveva assistito. Durante la cerimonia della tumulazione delle ceneri di Armin Wegner nel “Muro della Memoria” di Dzidzernagapert a Yerevan, la capitale dell’odierna Armenia, il figlio Mischa fu circondato da una folla riconoscente e commossa. Tra la calca ad un tratto si fece largo un vecchio con una folta barba. Riuscì ad arrivare fino a Mischa, gli afferrò le mani e disse con impeto: “Mi inchino davanti alle ceneri e al ricordo di Armin Wegner e davanti a suo figlio. Il popolo armeno non dimenticherà mai tuo padre come non dimenticherà tutti coloro che lo hanno aiutato a ricostruire il suo passato. Mi inchino particolarmente davanti a tuo padre. Eterno rimarrà il suo ricordo, eterno!” La Germania, nel 1915 era alleata della Turchia e connivente con il governo dei Giovani Turchi.
Il “figlio di un popolo nemico” era in Armenia, di fronte al monumento al genocidio, a rendere omaggio al milione e mezzo di vittime senza sepoltura e gli armeni manifestavano la loro riconoscenza. Era il figlio di un Giusto. Come non pensare a Willy Brandt inginocchiato a Varsavia  a rendere omaggio alle vittime della Shoah?
Pietro Kuciukian comprese allora che onorare i giusti significava aprire una pagina di riconciliazione tra i popoli; vide con chiarezza che la memoria dei giusti e dei testimoni, dei tanti uomini che davanti al male estremo hanno saputo reagire, diventava la nuova frontiera del suo impegno.
Così è nato il Comitato internazionale dei Giusti per gli armeni. La Memoria è il futuro, al quale si dedica da molti anni e che continua a portare avanti con rinnovato entusiasmo dopo aver fondato a Milano, assieme a Gabriele Nissim il Comitato per la Foresta dei Giusti per tutti i genocidi.
 Da quel lontano 1995  ha inseguito fino ad oggi un’idea: giungere a rendere omaggio a uno dei tanti turchi che salvarono gli armeni perseguitati, trasportare le sue ceneri in Armenia, invitando i due popoli che vivono fianco a fianco, se non alla riconciliazione per lo meno all’accettazione, al rispetto reciproco. Sapendo che il cammino è lungo e difficile, in questi anni ha trasportato la terra tombale di altri “giusti” per gli armeni, raccogliendola  nei paesi dove avevano vissuto, e dove erano morti. Il “Muro della Memoria” di Dzidzernagapert ha ora molti loculi che custodiscono le ceneri o un pugno di terra dei giusti e il giardino di Yerevan si è arricchito di nuovi alberi.
Intenso è anche il suo impegno di scrittore a partire dall’esperienza nell’Armenia ex- sovietica all’indomani del terremoto del 1988 che lo ha visto impegnato come medico nelle zone sinistrate. Per l’ aiuto dato ai connazionali ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Stepanavan e di Spitak. Altri libri sono nati dalle esperienze di viaggio nella terra degli avi e nei paesi della diaspora armena in tutto il mondo.
Con il volume Voci nel deserto. Giusti e testimoni per gli Armeni (2000) ha vinto a Venezia il premio S. Vidal per il dialogo fra i popoli e le religioni. Nel gennaio del 2003 gli è stato conferito dal Comune di Milano l’"Ambrogino d’oro" con la seguente motivazione: Ha consegnato alla memoria collettiva i Giusti per gli Armeni, rendendoli immortali: l'umanità e il coraggio di quanti offrirono aiuto ai perseguitati, o affidarono alla Storia una preziosa testimonianza dei tragici eventi del 1915-23, salvando così dall'oblio il primo genocidio del XX secolo. Gli è stato dedicato un cippo e un albero è stato piantato nel  Giardino dei Giusti di Monte Stella a Milano.
Nel 2006 ha ricevuto dal Presidente della Provincia di Milano la “Medaglia d’oro di riconoscenza” per il Muro della Memoria di Dzidzernagapert in Armenia.

Con decreto del Ministero degli Affari Esteri del 16 marzo 2007 Pietro Kuciukian è stato nominato Console onorario della Repubblica di Armenia in Italia, titolare dell’ufficio consolare di Milano.

http://www.gariwo.net/dl/Statuto%20Comitato%20Foresta%20Giusti%20Gariwo%20Onlus.pdf



   

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